Alienum phaedrum torquatos nec eu, vis detraxit periculis ex, nihil expetendis in mei. Mei an pericula euripidis, hinc partem.

 

Belvedere Vigna Gustava

Un percorso panoramico promosso da Fondazione CRC che si snoda per 800 metri dal Castello di Grinzane Cavour al Museo In Vigna, alle pendici di uno dei luoghi simbolo della storia dell’Italia unita.

L’iniziativa

Il percorso ha una durata di circa 20 minuti, è adatto a tutti e consente di godere dello spettacolo delle Langhe immergendosi nei vigneti e nella storia, tra i filari di Vigna Gustava, acquistata dalla Fondazione CRC nel 2019 e dalle cui uve viene prodotto il Barolo al centro dell’evento benefico Barolo en primeur.
Durante la passeggiata sarà possibile ascoltare le storie dense di emozioni narrate dall’attore Mario Bois che, per l’occasione, veste gli insoliti panni del Conte Camillo Benso di Cavour, primo presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia che nel castello e nelle vigne lavorò con mani ed ingegno.
La punta di diamante dell’itinerario è il Belvedere, la terrazza con vista sulle colline, immersa nella bellezza delle terre di Langa.
Durante il cammino, emozionante e unico, il visitatore potrà immergersi in un mondo permeato di tradizione, in un’epoca antica fatta di semplicità, lentezza e tranquillità. Una dimensione necessaria per comprendere la bellezza dell’opera d’arte naturale millenaria delle Langhe, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità Unesco insieme a Roero e Monferrato ed esempio eccezionale di rapporto tra l’uomo e la natura.

Il percorso prevede punti di ricarica per smartphone, laptop, altri device e colonnine per la ricarica delle e-bike.

Sulle tracce della storia

La storia della Vigna Gustava raccontata dall’attore Mario Bois nei panni di Camillo Benso Conte di Cavour, sulle note della composizione originale “Davanti a te” realizzata dal musicista e compositore Enzo Fornione.

Ci sono luoghi in cui si ha il piacere di tornare. Un incanto.
Lontani da grigie case di città. Vicini alla mia composta ribellione.
Quando sembri più semplice sognare l’Unità d’Italia o conquistare i favori della borsa,
piuttosto che trovare quiete interiore, questi luoghi sono un toccasana senza pari.
Anche per un pragmatico come me. Qui tutto è possibile.
La bellezza delle finestre e degli affacci sta vieppiù nei luoghi che mostrano.
V’è da dire, il castello è magnifico, ma maggior valore ha per me la ricchezza di queste terre.
Silenziose e fruttifere. La visione che avete davanti a voi. Vigna Gustava.
Ma l’occhio curioso di opere d’arte chiede di vedere da vicino il tocco dell’artista che le crea.
Dunque, abbiate la compiacenza di seguirmi.

Se la politica è luogo d’affari, in cui ogni parola s’affila come un coltello,
queste colline sono “tutto un altro” affare. Qui la parola data si porge sincera e schietta,
come la rugosa stretta di mano del mezzadro o un generoso e gagliardo calice di vino dei nostri.
Dal 1832 altro non ho fatto che bearmi alla vista di viti e grappoli maturi.
E complimentarmi per l’ottima resa, che cancella in me l’asprezza dei diverbi con mio padre, che disdegna la mia irrequietezza liberale. Qui so davvero di poter dire la mia.
Non tanto perché io sia Ministro dell’Agricoltura, ma perché della terra io per certo me ne intendo.
E il nostro caro fattore, Giovanni Bosco, ne sa qualcosa: con gran stupore ha accolto le mie innovazioni alle coltivazioni e alla vinificazione. Prima d’ora chi avrebbe visto qui vitigni di Champagne! E, per tornare al valore della parola, ben so spendere le mie, con grandi enologi, valenti venditori e con la gentilissima Marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo, interlocutore sapiente e piacevole. Le sue terre suscitano in me un buon auspicio sul gran nome e l’eccellenza che, al pari dei grandi vini nobili francesi, ben presto avrà il nostro vino nebbiolo, o forse dovrei dire… ma proseguiamo…

Non è meraviglioso? Et voilà. Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto, La Morra, dietro di noi Diano d’Alba e qui la vicina Grinzane sono graditi ospiti con noi di questo panorama, ben sorvegliati dal castello.
Osservate le torri, vigili sulla scacchiera del buon vino. Dunque, se di scacchiera si tratta, bisogna muovere le giuste mosse, con coscienza. E carta canta. Nel 1846 con fierezza posso dirvi di aver contato personalmente 43 botti numerate, di cui saprei dirvi provenienza di ogni singolo acino che contengono. Staglieno e Oudart sì che la sanno lunga: valuto mossa vincente quella di approvare i loro nuovi metodi di vinificazione. Ancorché questo comporti un rinnovamento profondo nella vendemmia. Ma, si sa, le novità non mi spaventano.

Le primavere trascorse non mi trasformeranno mai intimamente in un vecchio, ma so dirvi che, passati gli anni, il cammino che segue non mi lascia più baldanzoso come un tempo. Lo affido allora a chi ha buone gambe, in quanto, seppur v’inganni l’agevole discesa, al crocevia di fondo ad attendervi è una salita, così ripida, che, solo ispirando il cuore al miglior barolo, potrete avere ardimento di completare per tornare in vetta. Chi è fine stratega come me, può tornare con me sui propri passi e ci rivedremo proprio là, in cima, sotto il castello, per accoglier chi sarà stato più ardito.

Un’ottima conversazione risulta sempre piacevole. Con voi, vi confesso, lo è stata.
Non vi offenda se non mi sono concesso la licenza di rivolgermi a voi col medesimo “tu” che scelgo per taluni nobili. Ho nei vostri confronti molta deferenza, ma non escludo che un vostro gradito ritorno sia occasione per affinare quest’empatia e socializzare offrendovi di degustare il nostro miglior vino. Se il cammino vi ha soddisfatto potete proseguire in direzione del castello e ritornare al belvedere da cui è iniziato il nostro incontro. Se l’animo curioso non è sazio, seguite il segnale per le Vigne Cavour, che mi auguro possano essere piacevole conclusione del vostro percorso. Da par mio attenderò il vostro ritorno immerso tra le sudate carte del regno. A presto vederci.

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